EX - STATICO
di Stefania Zepponi

Parlando di democrazia e movimento non si può non parlare della Contact Improvvisation. Nel mondo articolato della danza niente le assomiglia anche se la stessa danza contemporanea se ne è nutrita, rideclinandola in una maniera che, spesso e soprattutto in Europa, ha smussato la sua dimensione sociale e politica.
La Contact Improvvisation, figlia degli anni ‘70, è stata parte di quegli esperimenti che miravano all’uguaglianza sociale e allo sviluppo di un senso di comunità tipici di quell’epoca. Era l’ideale di “democrazia partecipata” che la Nuova Sinistra promuoveva in contrasto al modello della democrazia americana, nell’ottica di favorire quei processi di autodeterminazione grazie ai quali ogni persona potesse avere voce nelle scelte collettive.
Da fenomeno strettamente connesso al contesto culturale, sociale e politico in cui era nata, la Contact si è trasformata in un movimento internazionale, sopravvivendo alla sua epoca e costituendo una comunità sparsa per il mondo di persone che la praticano, condividendone i principi ispiratori e accogliendo le nuove istanze che la contemporaneità propone. A questo ha contribuito in maniera determinante la scelta operata da* fondator* di non brevettarne il marchio e di non certificarne gli/le insegnanti, bensì di lasciare nelle mani stesse de* praticanti la possibilità di tutelarsi e di crescere nella pratica. Piuttosto che irrigidirsi nell’esclusività, si adottò un sistema inclusivo:: venne creata la “Contact newsletter”, poi diventata un sito “Contact Quaterly”, in cui ognun* potesse esprimere le sue riflessioni, le sue difficoltà, le sue problematiche e le sue testimonianze. Si è venuto così a creare un sapere diffuso che mantiene le relazioni e che teorizza facendo, una orizzontalità che sovverte il principio imitativo e gerarchico delle tradizionali tecniche di danza sostituendolo con l’ascolto dell’altr* su un principio di parità. Democrazia quindi nel sistema organizzativo ma anche nella concezione del corpo, riscoperto e indagato per i principi fisici della sua funzionalità a prescindere dal genere e dalla costituzione fisica.
Democrazia nella relazione: nella Contact non ci sono rapporti di potere come forma di controllo, non ci sono vincitori o perdenti ma un processo continuo di problem solving, in cui ognuno fa i conti con se stess* e l’altr*.
Per la sua specificità la Contact Improvvisation non fu certamente e non lo è tuttora un campo di contestazione. Si è più identificata come un terreno dove sottrarsi a un mondo in cui non ci si riconosce pienamente, dove è possibile immaginare un rinnovamento sociale basato su valori che l’individualismo, il nichilismo, contestualmente al capitalismo e alla democrazia rappresentativa polverizzano.
Forse è proprio in questo che la Contact e l’Ecstatic Dance trovano il loro punto di similitudine. Nata nel 2000 nell’Isola di Hawaii, l’Ecstatic Dance combina l’esperienza dei dj con una danza libera e consapevole. In questo caso parliamo quindi di un connubio tra la musica elettronica e la danza vissuta come pratica per ritrovare un benessere personale. Anche i fondatori dell’Ecstatic dance hanno deciso di mantenerla libera da brevetti, una “Open Source Dance Technology that Anyone Anywhere could Dance in a Safe & Sacred Space” rispettando le semplici regole che la contraddistinguono. Anche in questo caso questa scelta ha facilitato la crescita di comunità sparse per il mondo, che continuano a crescere e a diffondersi. Non c’è in questo caso teorizzazione o ricerca, non c’è esito performativo, e si esula dal campo vero e proprio della danza per entrare in quello del benessere. Ma se invece fosse proprio questa pratica ad offrire una possibilità di riavvicinamento non elitario alla danza, che sta sempre più scomparendo dalla quotidianità, e al corpo, sempre più incasellato da modelli e stereotipi?