PRESENZE_per uno spazio visionario
laboratorio organizzato in collaborazione con la compagnia Sistemi Dinamici Altamente Instabili, curato da Alessandra SiniQuesto laboratorio coreografico offre uno strumento unico di approfondimento
delle conoscenze sul corpo e sull’idea che si ha del proprio potenziale,
ma soprattutto propone strade nuove sul piano creativo, per trovare una comunicazione
diretta, aperta alle emozioni.
Il lavoro si concentra sulla costruzione di un’azione performativa da
presentare al pubblico al termine del processo di ricerca. Le modalità
del processo formativo tengono conto del reciproco scambio di esperienze.
Insieme costruiamo il nostro percorso, insieme definiamo la struttura performativa.
L’azione è un’incursione di danza urbana che incontra e
cattura il pubblico di passaggio in una sorta di visita guidata fra le azioni
dei danzatori nei luoghi familiari e conosciuti della città, che diventano
altro, trasfigurati e animati da suggestioni visive e sonore.
Il processo
L’idea prevalente è un diverso accesso alla prospettiva coreografica,
“riorientata” riconsiderando la concezione del luogo teatrale.
Infatti l’azione è prevista in un ambiente urbano/quotidiano,
uno spazio non teatrale..
La proposta di ricerca si focalizza sull'emersione dell'azione necessaria,
attraverso la decostruzione degli automatismi acquisiti; sull'emersione di
azioni naturali, simboliche, iconografiche, articolate e permeabili al ritmo
e alla contaminazione. Il laboratorio indaga il principio dell’elementarità
della presenza scenica, sviluppa la consapevolezza sensoriale del peso, dell’equilibrio,
dell’inerzia, della gravità, si pone il quesito delle dinamiche
di gruppo e di relazione tra gli agenti. Il lavoro di improvvisazione mette
a confronto le risorse personali con quelle degli altri, sviluppa un lavoro
di gruppo che sfocia nell’assemblaggio di azioni ed esperienze per orientare
verso l’eccesso ritmico ed energetico, la materia del corpo. Il gesto
umano è preso come traccia, come indizio riconoscibile, diventa un
richiamo come fosse un gancio che trascina l'osservatore attraverso il linguaggio
danzato. Il gesticolare durante una conversazione, lo stato del corpo in attesa,
altre azioni comuni come un abbraccio o una presa per mano, vengono lavorati
attraverso il ritmo, la ripetizione e l'eccesso della dinamica, per attivare
altri codici di accesso, arrivando all'astrazione dal senso specifico delle
azioni, per approdare verso visioni archetipe o rimandi simbolici.
L'azione
Un evento dalla struttura aperta che piega la modulazione delle azioni alle
caratteristiche specifiche del luogo. Sortisce un evento unico, una performance
originale legata all’idea di presenza e sparizione, strutturata fra
libera improvvisazione di dinamiche articolari e assembramenti di corpi in
continua evoluzione.Viene introdotta l'azione dell'abitare, dell'operare cioè
su coordinate di comunicazione che implichino la possibilità di dilatare,
dislocare, comprimere, frammentare l'esposizione di un atto creativo. L’evento
gioca sulla zona di confine tra performance ed installazione, individua alcune
possibili combinazioni creative intorno ai concetti semplici di spazio/ambiente
e visione/abitabilità. Il progetto gioca sul coinvolgimento, sulla
reazione, e punta ad esplorare e a muovere lo spazio e i corpi secondo tracciati
e coordinate che generano distanze imposte e vicinanze coatte, mirate a destabilizzare
la percezione.Appare una danza estemporanea, non narrativa, che esibisce lo
stare, il gesto umano appare come traccia, come indizio riconoscibile, emerge
lo spazio dei codici che rimanda ad un linguaggio archetipo, che fissa un
tempo privo di scorrimento. Il percorso percettivo si addentra nel mondo della
naturalezza. Il lavoro sul corpo è privato di qualsiasi orpello estetico
o tecnico. I corpi sono offerti con una disarmante ingenuità, si palesano
allo sguardo sostenuti da una forza tutta interiore, spogliati della protezione
della scena, vivi nell’ambiente urbano che li ospita.